mercoledì 12 giugno 2013

I corvi e le cornacchie che infestano "casa Vaticano"

Da ieri i giornali non fanno altro che parlare di questo colloquio privato che il Papa avrebbe avuto con sei delegati della CLAR, la Confederazione di religiosi latinoamericana e dei Caraibi. 
Qualcuno di questi religiosi sarebbe andato a spifferare tutto il contenuto del colloquio al sito cileno Reflexion y Liberacion, vicino alle posizioni della teologia della liberazione. 
Padre Lombardi, della sala stampa vaticana, ha ritenuto opportuno sottolineare che si trattava di una conversazione privata, e che lui non era in grado né di confermare né di smentire, anche perché non esistono registrazioni di tutto ciò. 

Il Papa avrebbe parlato della presenza all'interno della curia romana di una lobby gay. Questo è il dato pruriginoso che più ha interessato i giornali che oggi si soffermano su questa dichiarazione, ipotizzando collegamenti con il caso Vatileaks e il rapporto segreto passato direttamente dalle mani di Papa Benefetto XVI a quelle di Francesco, come nel caso dell'articolo di Andrea Tornielli ieri su Vatican Insider, e quello di Gian Guido Vecchi sul Corriere della Sera di oggi. 

Questo è l'antefatto. Che i corvi dunque siano tornati di nuovo in azione?
Più che di corvi pare si tratti di cornacchie: già oggi Gian Guido Vecchi parla di "sintesi personali" da parte dei religiosi che hanno assistito a questo colloquio, che potrebbero quindi aver interpretato a loro modo alcune frasi di Papa Francesco. Si inizia a ritrattare, quindi. Anche se la macchina del fango  è già stata messa in moto.

Per quanto si possa dubitare di quanto detto in questa chiacchierata "privata" (che una persona in buona fede non sarebbe dovuta andare a raccontare, ma evidentemente non è questo il caso), è innegabile che da tempo girino voci su una lobby (ma poi, cosa si intende col termine lobby? Un'organizzazione che tenta di ottenere qualcosa o semplicemente un gruppo di persone omosessuali all'interno della curia?) gay, soprattutto per quanto riguarda i seminari pontifici. Non mi meraviglierebbe se il Papa si fosse lasciato scappare un accenno a questa situazione in un colloquio privato e che questo sia stato un boccone succulento per una strumentalizzazione delle sue parole.

Ciò che però mi fa dubitare sulla buonafede di questa fuga di notizie è una frase riportata da Tornielli, in cui il Papa avrebbe invitato i religiosi ad ignorare le missive scritte dalla Congregazione della dottrina della fede e andare avanti par la propria strada. 
Sembra davvero una frase illogica, detta dal capo della Chiesa Cattolica.

I conti tornano solo quando si ricorda che il sito che ha dato la notizia è vicino alla teologia della liberazione, che da anni scappa dalle maglie della Chiesa. E si fa due più due se si ricorda che Bergoglio, quando era prete a Buenos Aires, a questa teologia della liberazione si era sempre opposto. 

Dopo aver fatto questa considerazione, è ovvio che le altre affermazioni di questi signori vadano prese almeno con le pinze.

E se proprio vogliamo parlare di liberazione, speriamo che ci sia davvero una liberazione in Vaticano di questi corvi, che remano contro corrente.
Anche se, ribadiamo, in questo caso pare che si tratti di più banali cornacchie. 

1 commento:

  1. Sono d'accordo, cara Roberta! Anche se il Papa avesse detto quello che riporta il sito della CLAR, la pubblicazione di questo colloquio (PRIVATO!), senza documentazione, registrazione ecc. è la trasgressione e sopruso. Se so qualcosa da una persona (non importa chi sia: il papa, o postino...) e quella persona non mi ha dato il mandato di pubblicare questi fatti, informazioni NON LO POSSO FARE! La libertà d'espresione non è una virtù assoluta. C'è ancora il buonsenso e il rispetto per il mio interlocutore!

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