lunedì 3 giugno 2013

Aldo Moro e Pier Giorgio Frassati tra FUCI e laicato domenicano

Tra i gruppi di laici che si affiancano agli ordini religiosi i domenicani sono sicuramente i meno conosciuti, se si fa un raffronto, ad esempio, con gli oblati benedettini e i terziari francescani.
Ciò che si conosce ancora di meno è che illustri personaggi della vita pubblica italiana ne hanno fatto parte.

Ma chi sono i laici domenicani e in che cosa consiste essere un laico domenicano? Ma soprattutto, esiste un collegamento tra la FUCI, la Federazione Universitaria cattolica Italiana e il carisma di San Domenico?

La prima regola di laici affiliati all'Ordine dei predicatori viene promulgata nel 1285 da parte del Maestro generale Munos de Zamora. Al terziariato domenicano, che attualmente viene chiamato Fraternità laica di san Domenico, possono partecipare indistintamente uomini e donne, sposati e non.

Il carisma del laicato domenicano consiste soprattutto nel fare apostolato e nello studio della Verità, quindi nell'approfondimento della teologia attraverso lo studio, secondo il carisma di San Domenico (per inciso, non è un caso che San Tommaso d'Aquino, con grande probabilità il più grande filosofo cristiano e sicuramente uno dei giganti della cultura occidentale, sia stato un frate domenicano). 
Tra i molti laici domenicani quindi troviamo figure illustri della cultura, anche se questo dato non sempre appare nelle loro biografie.

La FUCI, invece, nasce come costola universitaria dell'Azione Cattolica nel 1868 e da essa si distacca dopo la prima guerra mondiale. La Fuci ben presto diviene fucina (mi si perdoni il gioco di parole) di intellettuali e politici cattolici, spesso moderati, spesso appartenenti alla parte più "dialogante" della Dc. Dalla Fuci, inoltre, provengono molti di quei cattolici che partecipano alla resistenza alle forze nazifasciste.

E' il caso di Aldo Moro (Maglie, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio 1978), Presidente del consiglio italiano e presidente della democrazia cristiana, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978. E' cosa nota che Moro si sia formato nella FUCI durante l'università e sia molto vicino alla figura di Papa Paolo VI, che soffrirà molto per il suo assassinio. 
Si sa molto meno che Moro prende i voti del laicato domenicano proprio durante gli anni in cui frequenta la Fuci a Bari e grazie alla sua frequentazione con il padre domenicano Giorgio Inzitari, che lo avrebbe iniziato al carisma di San Domenico. 
All'intervento di Moro si dovrebbe inoltre la scelta di affidare la guida della basilica di San Nicola a Bari proprio ai domenicani.

Altra figura di spicco dei laici domenicani è il beato Pier Giorgio Frassati (Torino, 6 aprile 1901 – Torino, 4 luglio 1925). Giovane di buona famiglia (il padre è il proprietario e direttore del quotidiano "La Stampa"), muore giovanissimo, all'età di soli 24 anni. Anche lui milita nell'Azione Cattolica e nella Fuci, ma una poliomielite fulminante interrompe la sua brillante carriera universitaria (studiava ingegneria meccanica) a soli due esami dalla fine. Frassati dedica tutta la sua breve esistenza allo studio, all'attività politica e all'assistenza ai poveri.

Queste due figure portano ad interrogarci sui possibili collegamenti tra questa associazione e il terziariato domenicano.
Fondamentalmente, la Fuci nella prima parte del Novecento, e soprattutto prima del Concilio Vaticano II,  è l'unica associazione cattolica destinata agli universitari, e quindi risulta abbastanza normale che l'intellighenzia cattolica, soprattutto in un'epoca in cui l'università non è accessibile a tutti, si riversi all'interno della Federazione.
Dopo il Concilio Vaticano II e la nascita di tanti altri movimenti laicali, che si diffondono anch'essi all'interno delle università (in particolare il fenomeno di Comunione e Liberazione), l'adesione alla FUCI da parte dei giovani studenti universitari va scemando.

Ciò che appare meno comune e sicuramente non è un dato scontato, è il laicato domenicano, che in questo caso suona come un rafforzamento delle tendenze intellettuali dei due personaggi (ma ricordiamo tanti altri personaggi noti tra i laici domenicani del Novecento, come Giorgio La Pira e Titina de Filippo).

La Fuci quindi come bacino di santità? Ciò che è certo, sicuramente, è come la sua matrice intellettuale cattolica abbia aperto le porte ad un approfondimento spirituale, sempre nel segno dello studio e della cultura. Il laicato domenicano, in questo senso, sembra un approdo naturale all'interno degli ordini religiosi.





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